case in bioedilizia
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Progettare e realizzare 

Case in Bioedilizia  Milano

GREENBUILDING 

 

LA FILOSOFIA DELLA COSTRUZIONE ECOLOGICA

 

La nascita delle Green Building va messa in relazione alla nuova sensibilità, che negli ultimi 30 anni, dopo la prima crisi petrolifera degli anni settanta, si è sviluppata intorno ad un nuovo modo di edificare. Quindi, i temi dell'energia con il risparmio delle risorse e l'utilizzo di fonti rinnovabili (sole, vento, acqua, etc.) e dell'ecologia sviluppatasi attorno ai temi dell'inquinamento ambientale che interessa il nostro pianeta con le sue conseguenze come i cambiamenti climatici, il gas, l'effetto serra o il GHG (Greenhouse Gas) etc.

Da questa base di partenza, le Green Building sono divenute un trend in crescita nei settori edilizi residenziali (specialmente nel settore delle case in bioedilizia) e non residenziali, sia nell'America settentrionale che in Europa. Questo ha avuto particolari impatti sul mercato, con sviluppo di specifiche tecnologie in settori specialistici dell'edilizia, da qui uno sviluppo per la costruzione di case in bioedilizia; nei paesi con tradizione del legno strutturale, ad esempio, questo ha influenzato in generale tutta la filiera forestale.


Lo scopo del Green Building è quello di non danneggiare l'ambiente, riducendo in maniera significativa, o eliminando, l'impatto negativo degli edifici sull'ambiente e sugli occupanti, armonizzandosi con il contesto. Questo avviene utilizzando strategie passive come l'energia solare, l'acqua rigenerata, i materiali da costruzione locali naturali e le fonti rinnovabili di energia. Migliorare la qualità ambientale degli edifici, ridurre drasticamente l’impatto sull’ecosistema e contribuire reciprocamente all’implementazione di protocolli di valutazione energetico ambientale.

CASA LEGNO VARESE

Principi del Green Building

 

 

Efficienza energetica ed energie rinnovabili

 

 

Tecnologie disponibili commercialmente ed energeticamente convenienti possono ridurre il consumo complessivo di energia.

È necessario cominciare a progettare considerando la corretta localizzazione ed orientamento, l'ermeticità della costruzione ma anche il controllo della ventilazione con apparecchi e sistemi di energia rinnovabile; infine, solo se inevitabile, l'installazione di attrezzature ad alto rendimento energetico. Tali tecnologie possono ridurre la quantità di energia di cui l'edificio ha bisogno per operare e mantenere i suoi occupanti in modo confortevole.

 

 

 

Impatto ambientale

 

 

Il settore delle costruzioni ha un impatto molto forte sull'ambiente. Tuttavia, un Green Building può interagire in maniera più positiva con l'habitat, perché presta attenzione al mantenimento dell'integrità e delle caratteristiche naturali del sito, progettando anche il paesaggio in maniera appropriata e selezionando materiali che hanno un basso contenuto di energia inglobata e possibilmente utilizzando prodotti locali.

 

 

 

Conservazione delle risorse

 

 

Ci sono molti modi per limitare l'uso di risorse durante il processo costruttivo. Ad esempio selezionando, in fase progettuale, quei materiali naturali che siano riciclati o che abbiano la capacità di esserlo, oppure preferendo materiali leggeri, il cui costo di trasporto sia inferiore rispetto a quelli pesanti. Minimizzando gli sprechi in cantiere, si ottiene un doppio beneficio: ridurre il consumo di risorse e inquinare meno. La scelta di un tetto verde, riduce sia le dispersioni invernali che gli assorbimenti di calore estivo, oltre che migliora la qualità dell'aria.

 

 

Qualità interna dell'aria

 

 

Essendo sigillato, un Green Building, richiede molta attenzione nel controllo della qualità dell'aria interna. In particolare vanno preferiti quei prodotti privi di emissioni di composti organici volatili (VOC), oltre ad un buon impianto di ventilazione meccanica con i relativi filtri.

SCELTE URBANISTICHE



Un edificio progettato nel rispetto dell'ambiente e del patrimonio storico esistente è sicuramente meglio accettato dalla comunità. Un Green Building posizionato in modo da avere facilità d'accesso ai trasporti pubblici, ai servizi sanitari, ai centri commerciali e ai luoghi di divertimento, diminuirà il bisogno di spostamenti in automobile, incoraggiando le passeggiate o l'uso di biciclette, e ridurrà il fenomeno di città diffusa (sprawl metropolitano).

RISORSE EFFICIENTI

 

 

 

 

Un Green Building può dichiararsi tale, solo se viene realizzato con materiali e prodotti aventi le seguenti caratteristiche:

- Naturali, abbondantemente disponibili o facilmente rinnovabili: materiali raccolti da fonti gestite in modo sostenibile (come da Rapporto Brundtland) e di preferenza, dotati di una certificazione indipendente (ad esempio, certificati PEFC ed FSC per il legno);

- Processo di fabbricazione efficiente: prodotti fabbricati con uso efficace delle risorse tra cui la riduzione del consumo energetico, la riduzione al minimo di scorie e rifiuti (a loro volta riciclabili) e la riduzione dei gas a effetto serra;

- Disponibili a livello locale: materiali da costruzione, componenti e sistemi acquistabili a livello locale o regionale, in modo da risparmiare energia e risorse durante il trasporto verso il cantiere;

- Recuperati, ristrutturati, o ritrasformati: include il salvataggio dei materiali di smaltimento e di rinnovamento, la riparazione, il ripristino o in generale il miglioramento dell'aspetto, delle prestazioni, della qualità, della funzionalità o il valore del prodotto;

- Riutilizzabili o riciclabili: materiali che possono essere facilmente smontati e riutilizzati o riciclati alla fine della loro vita utile;

- Confezione del prodotto riciclata o riciclabile: prodotti racchiusi in un contenitore o imballaggio riciclato o riciclabile;

- Durevoli: materiali che siano storicamente duraturi o siano assimilabili a prodotti convenzionali con una lunga speranza di vita.

Quando parliamo di “città verde” possiamo riferirci alla percezione che se ne ricava sorvolandola con un aereo, grazie ad un’equa distribuzione tra parti grigie (costruito) e parti vegetali (campagna urbana, aree fluviali, spazi verdi pubblici e privati). Partendo da questa semplificazione possiamo poi introdurre diversi concetti: “città ecosistemica”, cioè una città in cui è valutata in termini di ricchezza la biodiversità animale e vegetale presente nel territorio urbano; “città ospitale”, intesa come città a misura d'uomo (su questo criterio gli interrogativi e i parametri di valutazione sono molto diversi e partono da punti di vista molto distanti); “cittadinanza con il verde”, cioè la possibilità di vivere con la necessaria presenza di uno spazio aperto capace di suscitare la memoria di un luogo fertile, agreste, felice. Ma per essere smart una città dev'essere necessariamente verde? Ecco il quesito di fondo.


La città italiana ci ha abituato ad una progressiva e costante crescita della percezione di fattori quali gli inquinanti, l’afa e la calura estive, l’umidità invernale, la cappa di smog, la ridotta o elusa percezione del firmamento stellare. Questo status si deve collegare all'inurbamento attuato senza meccanismi compensatori. Sopratutto negli ultimi venti-trenta anni, la disciplina urbanistica ha consolidato una politica immobiliare incentrata più sulla qualità dell'immobile che sul trattamento dello spazio aperto. Una politica poco attenta, perché non “visionaria”, a quegli scenari e a quei mutamenti che sono stati poi introdotti con la certificazione energetica degli edifici e che stanno profondamente modificando la prospettiva di investimento del mercato immobiliare. In particolare, oggi la qualità ambientale dell’intervento appare anche come una valvola di salvataggio in un contesto di profonda crisi del settore.


E' difficile capire perché non si sia provveduto prima. Si dovrebbe spiegare ai cittadini confusi quali sono i motivi originari che inducono oggi a chiusure del traffico o a targhe alterne anche in piccole città di provincia o in comuni-sobborghi di aree metropolitane lontani dai capoluoghi (scoprendo de facto che sono divenuti abitanti di un'estesa periferia urbana); e spiegare perché il loro immobile perde progressivamente di valore in parallelo allo scadimento della qualità ambientale del luogo in cui si colloca.


La cultura della qualità dello spazio aperto in Italia è stata storicamente combinata alle piazze rinascimentali - tanto la campagna era bella e a portata di mano - e si è poi successivamente tradotta ed integrata con la presenza del giardino pubblico. Lungo lo stivale si sono susseguite, in poco più di un secolo, forme diverse e nomenclature diverse (es. la villa comunale, il giardino di quartiere, il giardino scolastico, il parco sportivo). Ma, a differenza della piazza, il giardino pubblico ha sempre sofferto di un isolamento rispetto al tessuto urbano, una sorta di enclave il cui perimetro è stato delimitato con barriere di diverse forme e spessore, quasi a significare che la natura fa paura e perciò è necessario ghettizzarla: il giardino dev'essere chiuso, perimetrato rispetto al resto della città e fruito accedendovi da pochi e ben definiti punti. Questo approccio non tiene conto del concetto di “architettura verde” della città, che andrebbe  ad alimentare una memoria storica e un modo passato di usare lo spazio aperto, saldando e articolando al tessuto urbano forme distinte di verde che ne rappresentano una diversità (anche biologica), Alberature, parterre, pergolati, boschi e boschetti, non sono solo tipi di verde inseriti nella città, ma sono anche beni collettivi, sono memoria del luogo e patrimonio economico della città.


Pochi amministratori sono consapevoli del fatto che devono amministrare un ingente patrimonio in verde pubblico, la maggior parte di loro ignora che esiste una tradizione architettonica verde della città e che è necessaria una politica gestionale efficace per mantenerla. Assai di rado si riscontrano in Italia le riletture delle politiche di urbanistica verde (in lett. anglosassone, green urbanism) che hanno movimentato le principali città europee oggi rinomate per la qualità della vita e il benessere percepito che esprimono. È vero che il motore del rinnovamento urbano è spesso stato un grande evento storico, ma questo ha rappresentato un viatico che in molti casi non ha subito interruzioni. Così la rivoluzione industriale ha indotto a pianificare la Londra di oggi, città di parchi e giardini, conseguita con lo sviluppo dell'ideologia green cities e delle green belt periferiche. In altri casi la ricostruzione post bellica ha sviluppato il tema dei parchi sportivi a dimensione di quartiere alternati alla valorizzazione del territorio inurbato e ad una fitta trama di verde storico, motore altresì della mobilità urbana in bici (Monaco di Baviera). Gli investimenti per attrezzare la città ad ospitare uno dei più grandi eventi sportivi, le Olimpiadi, hanno favorito altre volte il restyling urbano in una chiave sociale e più vicina ai nuovi modi di spostarsi e usare la città, potenziando la tradizione di passeggiare spostandosi tra gli spazi verdi (Barcellona). L'episodio italiano più significativo è senz'altro quello della città di Torino, dove la crisi industriale della Fiat ha portato alla spettacolare trasformazione, iniziata nel 1991, che vede la città oggi profondamente rinnovata in chiave green, e molto attenta alle contaminazione di azioni promosse da movimenti culturali d'opinione (Slow Food, FAI) solidali al tema del greening urbano e al dispiegarsi del verde di quartiere.


SMART City e verde urbano è un binomio che va quindi costruito secondo determinate modalità, partendo prima di tutto dal saper impostare una politica di conservazione del patrimonio verde della città (pianificazione delle pratiche manutentive, tutela del paesaggio comunale e cioè delle porzioni di verde originarie, affiancandole al verde ornamentale). Ne consegue la necessità di un piano del verde e un piano del paesaggio comunale, a cui far seguito con una politica di valorizzazione introducendo una progettazione del verde a carattere chiaramente ambientale e paesaggistico.


Se il benessere della città è intellegibile dalla giusta alternanza di colori, di grigio e di verde, in una città smart lo spazio verde dev'essere riabilitato, aggiornato, e connesso al territorio urbano, in pratica messo in condizione di affrontare l'aggressività delle problematiche da cui siamo partiti. Progettare il verde della città significa, insomma, pensare a come ridurre il carico inquinante, come ventilare e ombreggiare gli spazi urbani, come ostacolare l'afa e la calura estiva, come ridurre l'umidità invernale e la cappa di smog, come rendere nuovamente percepibile il firmamento stellare e come garantire la penetrazione di una flora-fauna compatibile con l'area urbana.


Questo si traduce in un concetto molto innovativo, di cui ancora non si è presa piena consapevolezza: il verde urbano non è più un bene voluttuario e costoso per la città, ma una risorsa economica e ambientale strategica per ridurre i costi finanziari e aumentare il benessere urbano. È  una strategia per valorizzare città afflitte da forti contrasti sociali ed economici, ripensandole a misura della propria impronta ecologica.


* Stefano Mengoli è presidente di ONVUS, Osservatorio Nazionale sul Verde Urbano e Storico